Sabati da (Gali)leoni

 Sabati da (Gali)leoni

Sabato 18 novembre, ore 8:57.

Per la fortuna di tutti i giovani studenti bolzanini (o quasi), questa giornata non si passerà chiusi a scuola a studiare. Per la fortuna di tutti, tranne che per la nostra.

Occhi ancora non molto aperti, parole biascicate sottovoce, qualche sguardo perso e i soliti ritardatari. Tutti attendono l’inizio dell’insolita lezione che ci aspetta questa mattina: il piccolo gruppetto che si è riunito così presto nella palestrina (detta anche Palestina) dell’IISS Galilei è giunto qui di sua spontanea volontà. Niente minacce o obblighi dei genitori: oggi si studia con il sorriso e gli occhi illuminati. Oggi, si inizia a ballare.

La coreografia di quest’anno vuole puntare molto sull’espressione, sulla fantasia e su quello che il pubblico mai si aspetterebbe da noi. Infatti, nessuno si aspetterebbe mai di ritrovarci qui, di nostra spontanea volontà, il sabato mattina, quando potremmo passarlo a letto oppure, come gli studenti più diligenti, a prepararci al meglio per i prossimi compiti che ci attendono.

Guardiamo Fabio curiosi mentre ci spiega tutti i passi impossibili che dovremo fare nella sua coreografia. A quest’ora però, con gli occhi semi-aperti e i vestiti da allenamento che sembrano pigiami, tutto questo sembra ancora un sogno e alzare in alto la coppa sembra essere il passo di danza più facile di questa infinita coreografia. Passi di ballocoppasogno… gli occhi seguono le braccia di Giulia e gli infiniti movimenti che fa, mentre la mia testa vola a ritmo di questo beat in sottofondo verso il bozzetto quasi terminato che ho lasciato sulla mia scrivania. Chissà se almeno quest’anno riuscirò a esprimere la mia idea di festival al meglio…

Riscaldamento mattutino

Venerdì 24 novembre, ore 21:33.

Tutta l’adrenalina della competizione che era salita in queste ultime ore nelle varie conversazioni, nei gruppi di preparazione e negli ultimi ritocchi alle nostre scelte finali di bozzetto è svanita in 10 secondi.

Ebbene sì, non è stato scelta una delle nostre proposte.

Tutto il lavoro che abbiamo svolto negli ultimi due mesi (forse anche negli ultimi anni) per trasformare le nostre idee in immediati slogan visivi, si è distrutto in un colpo solo, ed è riuscito a rattristire anche i partecipanti meno coinvolti in questi progetti. Riflettere su tutti gli sforzi che abbiamo messo in questo minuscolo lavoro, sul numero di persone direttamente o indirettamente coinvolte, sulle ore spese per concretizzare le nostre fantasie più azzardate…mi fa girare la testa. Adesso sembra essere stato tutto invano. E non riesco a pensare a niente relativo al festival senza provare tristezza e sconforto… domani mi sa che salto prove.

Eppure, riguardando le altre proposte scartate quanto le mie, provo a mettere da parte la competizione e a cercare di stilare una classifica delle mie proposte preferite. Non lo ammetterò mai, ma alcuni bozzetti sono proprio geniali. Se togliessimo queste immagini dal contesto a noi familiare in cui si trovano, potrei scambiarli veramente per opere utilizzate per campagne a livello nazionale…. Non male no? Guarda cosa sono riusciti a fare dei liceali, da soli tra l’altro!….

Backstage del bozzetto

Sabato 25 novembre, ore 10:40.

Vabbè dai, seppur arrivando in ritardo, alla fine sono venuta a prove. E oggi, sebbene alleggi ancora nell’aria la “sconfitta” di ieri, sembriamo tutti molto più attivi e concentrati rispetto a settimana scorsa. Mentre facciamo una mini pausa per bere qualcosa, controllo il cellulare… magari hanno cambiato idea e hanno scelto un altro bozzetto, magari proprio il mio!

E invece no. Lo schermo è, però, illuminato da messaggi dei miei compagni di avventure. Nella massa di esclamazioni, di sfogo e stupore, riguardanti la scelta finale del bozzetto, c’è un messaggio che si distingue dagli altri. C’è chi, in questo mucchio di commenti e frecciatine, cerca la carica perfetta per affrontare le prossime prove e sfide con lo spirito giusto. Bastano poche parole come spunto e le chat iniziano ad illuminarsi di slogans per il lavoro di squadra, di motti per spingerci a dare il meglio di noi. Tra i messaggi spunta un improvviso:

“Avremo perso una battaglia, ma non la guerra”

…quasi come se le scuole avversarie potessero leggere anche le nostre chat private, quasi a voler dimostrare loro la nostra capacità di trasformare la delusione in grinta.

Con queste parole che risuonano nelle mie orecchie e il sostegno dei miei amici anche attraverso il cellulare, ritorno più carica che mai a ballare con i miei compagni.

Passo dopo passo