Istantanee In Una Parola

 Istantanee In Una Parola

Smettiamola di mentire a noi stessi: le vacanze di Pasqua non sono altro che un’altra settimana di prove. Il Festival ci sta struggendo, l’amore non è arrivato e le nostre anime stanno cedendo sotto il loro stesso peso, ma sulle nostre facce ci sono enormi sorrisi e la nostra pelle è tutta accapponata.

In questo pomeriggio di fine Marzo, sono sei intense ore di prove a dar supplizio alle nostre menti. Vado al supermercato a comprare della cioccolata perché la fame compulsiva sta iniziando a presentarsi, e tra una prova e l’altra mi ingozzo. Lo so che domani sarò pieno di brufoli, ma devo dare supporto ai miei F-Addicted.

Di per sé oggi è Mercoledì e dovrei pubblicare l’ultimo Diario di Bordo, ma non ho troppa voglia di mettermi a scrivere: penso, quindi, che mi limiterò a gustare questa barretta Novi sulle sedie rosse del nostro teatro e a riportare delle magnifiche perle di questo Festival, delle istantanee.

 

ISTANTANEE

Manuel – Contest di Fotografia

F-e-s-t-i-v-a-l – Un insieme di otto lettere che avremmo nominato almeno trecentosettantaquattro volte solamente nell’ultimo mese. Una parola che ha rubato i nostri cuori e li ha fatti innamorare, li ha lanciati in un vortice di emozioni e li fa volteggiare nel caos. Se dovessi fare una fotografia al concetto di Festival, prenderei una barca a vela e la getterei in mezzo al mare assieme ad un nano da giardino: il nano soffia sulla vela per muovere l’imbarcazione e la costa rappresenta il traguardo a qualche miglio di distanza.

Lorenzo – Unplugged

Perché sono felice? – Sono il percussionista della mia scuola. Quest’anno, assieme ai miei prodi compagni d’avventura, faremo ballare tutto il Teatro Cristallo. Mancano due settimane alle serate classiche, ho dodici euro in tasca (che mai potrò spendere) e la mia camicia a fiori è già pronta per essere indossata.

Giacomo – Cantanti Solisti

Sono vivo, sono vivo più che mai – Spero che sulle scale dell’Istituto Musicale non ci siano telecamere: venerdì pomeriggio durante le prove dei cantanti solisti sono stato rapito dalle travolgenti note di una canzone soul. Voce impeccabile, fascino femminile ed interpretazione commovente. Non ho potuto trattenere un ridicolo balletto, tra uno scalino e l’altro, per scaricare la tensione prima della mia prestazione. Rompetevi una gamba cantanti!

Il fatidico stanzino – Note e clima afoso

Marco – Recitazione Comica

Eccululì casa! – In realtà non vedo casa da mesi: la mia scrivania sta accumulando centimetri di polvere e vedo più Giacomo, mio fido co-rappresentante, che mia madre. Sono stabile al Rainerum, in teatro a tediarmi di prove, e la settimana prossima, per cambiare, avremo il tutoraggio in collaborazione col teatro stabile. Ho già qualche interessante domanda porre: come potremo far volare delle persone con dei cavi?

Rafaela – Musical

Pensavo che la verruca fosse un brutto porro! – Infilo la pelliccia, mio costume di scena, e provo la battuta, poi scaldo la voce e conto i secondi prima della mia entrata. La traccia unica è pronta e abbiamo finalmente iniziato a provare sulle bellissime basi direttamente provenienti da Broadway. I momenti di silenzio tra una canzone e l’altra mi mettono un bel po’ di ansia: se la recitazione perdesse il ritmo potrebbe scatenarsi il caos, ma meno male che non c’è niente che non si possa risolvere con un po’ di sane prove.

Pura Immaginazione

Ludovica – Danza

Uno, due, tre, quattro… volte di seguito che sbagliamo lo stesso passo – Siamo a fine marzo e non abbiamo ancora finito le coreografie, la situazione è critica e abbiamo pochissimo tempo. Danza moderna è il più grande tabù della nostra scuola e nonostante ciò occupa da sola metà degli spazi prove totali. E poi c’è cheerleading. E dance contest. E musical. E io che impazzisco in men che non si dica. Il calendario tra oggi e fine aprile è serrato: nessun ora libera e prove che si sovrappongono. Dio solo sa quanto pagherei per aggiungere da qualche parte un giorno di pausa, una Pasqua doppia o chissà quale altra festa.

Sara – Studente Medio del Rainerum

Purtroppo c’è anche gente come me – È da Novembre che ogni settimana faccio prove per il Festival e nonostante le iscrizioni abbiano già chiuso e tutti contassero sulla mia presenza, ho deciso di non partecipare più a questa manifestazione.

Chiara – Gruppi Musicali

Ho i cetrioli sugli occhi – Avviso subito che all’Istituto Rainerum è stata annientata qualunque convenzione sociale: le tonalità musicali sfiorano l’irrazionale, i ruoli di genere hanno smesso di esistere e le barriere temporali scompaiono. Ancora una volta un tuffo nel passato, con un ritmo incalzante che ci porta a scoprire i vizi dell’umanità.

Monica – Il tifo

Ti ringrazio mio signore non ho più paura! – La cuoca della mensa mi ha detto che le alici sott’olio sono un buon metodo per fare il tifo da stadio senza perdere la voce. Le ho dato quindici euro e me ne ha ordinate un chilo. Le bombolette per gli striscioni (“che non faremo davanti al Palasport”) sono pronte e le lenzuola pure: quest’anno ci sarà il grande ritorno di Rai-Nerum.

Isabella – Grande Classico

Prendilo! Questo consiglio – Anche perché quando si tratta di amore si è sempre un po’ in crisi. Ogni personaggio, nel nostro grande classico, è ponderato in maniera mirabile. Gli incastri e gli intrighi sono pane quotidiano per le nostre bocche affamate e la nostra esibizione teatrale combina la comicità sottile con l’ironia della vita quotidiana: staremo a vedere.

 

UNA PAROLA

Sulla mia agenda nera c’è una pagina inchiostrata che penso tutti vorrebbero leggere. Non è solo l’espressione della follia della mia scuola, ma è anche la tempesta di cervelli che ci ha portato ad arrivare a fine marzo con la testa sulle spalle e con ogni categoria in pugno.

Tra la moltitudine di frecce e didascalie che contraddistinguono questo pezzo di carta, c’è una parola vedo scritta più volte: malattia.

Starete sicuramente pensando al raffreddore che vi siete presi la settimana scorsa oppure alla vostra persistente nosocomefobia, ma non è questa l’accezione della parola che vorrei carpiste. Se guardate poco più in la del vostro naso, capirete che il concetto di malattia può essere una vastissima metafora.

È “malato” il filo conduttore del nostro Festival, perché le esibizioni trattano temi difficili e scabrosi di cui non si è soliti parlare. Ad esempio c’è il nostro cortometraggio, espressione della follia nell’arte, o la nostra recitazione drammatica, che attacca gli eccessi della società moderna. Si passa poi a Festival Jam e Gruppi Musicali, che in una comicità-spazzatura lasciano spazio a riflessioni sulla routine quotidiana. Non meno notabili sono le nostre online production e la musica classica.

Ad essere “malato” non è solo il nostro Festival, ma lo siamo anche noi: di Festival. Questo morbo ti si appiccica addosso e non ti si stacca più. È un qualcosa che può essere debellato ma ti segna per sempre.

Sono circa tre settimane che mi separano dalla mia “guarigione” e già non riesco a concepire la bellezza di un mondo senza malattia. Forse questa è una malattia che dà assuefazione, nella sua inconcepibile bellezza.

(Giacomo)